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10/12/2014 Commenti disabilitati su Semiotica della musica. (Non) conformità Views: 3782 Testi

Semiotica della musica. (Non) conformità

(Non) Conformità

Il piano dell’espressione e del contenuto, l’asse del sistema e l’asse del processo, fenomeni di combinazione e di rezione, sono i tre tratti comuni a tutti i sistemi, siano essi di simboli o sistemi semiotici veri e propri. La prova di commutazione e la condizione di conformità/non conformità servono invece a Hjelmslev per tipologizzare i sistemi.
Come abbiamo visto nel primo capitolo (Piano dell’espressione e piano del contenuto) la ricerca  delle due articolazioni nel sistema musicale crea problemi insormontabili; in particolare vogliamo sottolineare l’impossibilità di rinvenire le unità minimali corrispondenti ai fonemi nella lingua. A questo proposito Nicolas Ruwet osserva che “sul piano del linguaggio i fonemi, cioè gli elementi che servono a distinguere i significati, non hanno essi stessi significato. Bisogna dunque distinguere due piani: quello dei fonemi e quello dei morfemi. Al contrario in musica vi è un solo piano: gli elementi e i gruppi che questi elementi servono a distinguere sono della stessa natura” (RUWET, 1972, p.12).
Abbiamo studiato il comportamento sintattico del sistema musicale ed in particolare verificato l’esistenza di un sistema regolante i processi sintagmatici. Se da una parte abbiamo riscontrato l’esistenza di paradigmi, ovvero classi di membri che possono occupare una certa posizione nella catena, d’altra parte dobbiamo sottolineare che ogni sostituzione paradigmatica provoca un mutamento di senso. Aggiungiamo che, da questo punto di vista, la musica Jazz e del periodo barocco meriterebbero uno studio specifico: cfr. 3. Prova di commutazione.
A partire da tutte queste premesse e intendendo per conformità “la corrispondenza termine a termine tra le unità (…) dei due piani” (GREIMAS, 1986, p.74) possiamo concludere che, siccome qualunque mutazione sul piano dell’espressione provoca una mutazione dello stesso rango sull’altro piano, allora il sistema è monoplanare. Detto altrimenti, il sistema musicale è sì interpretabile ma secondo le stesse articolazioni formali dell’espressione; è per questo che fin dal primo capitolo abbiamo preferito parlare di senso, delle relazioni tra le unità del sistema, e non di significato. Pensiamo che le peculiarità che Greimas attribuisce al legame tra i due piani nel discorso poetico, caratterizzato da un certo isomorfismo tra le categorie dell’espressione e le categorie del contenuto e quindi dal “co-occorrimento delle forme dei due piani” (GREIMAS, 1974, p.292), possano essere avvicinate a quelle del sistema musicale. In questa direzione si è mosso Costin Miereanu che nell’articolo “Structures profondes, structures superficielles, structures della manifestaction en musique” apparso su Semiotica, ha tentato di individuare dei regolatori prosodici sul piano dell’espressione da far corrispondere al livello sintattico sul piano del contenuto. Proseguendo in questo breve accenno al rapporto tra poetica e semiotica della musica, è importante sottolineare che i rapporti di equivalenza caratterizzanti il linguaggio poetico secondo Jakobson, sono stati proficuamente utilizzati da Ruwet per studiare la specificità del sistema musicale; infatti la nota definizione Jakobsoniana secondo la quale “la funzione poetica proietta il principio di equivalenza dall’asse della selezione all’asse della combinazione (JAKOBSON, 1972 p.192), ha permesso a Ruwet di definire la ripetizione come il tratto caratteristico del fenomeno musicale e principio di partizione di un testo.
Alla luce della verifica dei cinque tratti condotta nei cinque capitoli corrispondenti, possiamo sostenere che se vogliamo ancora parlare di linguaggio musicale – espressione che è ormai di uso comune – si deve anche avere piena consapevolezza di quei tratti peculiari che caratterizzano le lingue naturali e che non sono invece riscontrabili nel sistema musicale. Abbiamo verificato che nel sistema armonico-tonale è possibile distinguere, al livello sintattico, il processo dal suo sistema; abbiamo anche osservato, però, che la prova di commutazione, intesa come operazione che permette di determinare il rapporto tra i piani e gli assi del sistema, non trova applicazioni al livello denotativo. Si tratta adesso di decidere se le descrizione di un linguaggio di connotazione  – e che il sistema musicale possa essere ricondotto a questo tipo, è ipotesi da verificare – debba procedere attraverso il principio di commutazione sul piano dell’espressione, oppure attraverso l’elaborazione di una teoria della connotazione al fine di “intraprendere la descrizione di sistemi connotativi basandosi sul piano del contenuto” (GREIMAS, 1986, p.317). In questo secondo caso saremmo chiamati ad individuare le dimensioni topiche su cui si applica l’attività connotativa; del resto la conformità che ipotizziamo caratterizzi il legame tra i due piani, deve essere l’oggetto di un ulteriore analisi: dobbiamo verificare se questa si presenti al livello di elementi isolati oppure di categorie; abbiamo cioè supposto che il sistema fosse monoplanare, ma restano tuttora da specificare i livelli di articolazione del piano dell’espressione ai quali l’interpretazione si adegua. L’approccio sociosemiotico, capace di definire le connotazioni sociali, e l’approccio psicosemiotico, capace invece di definire le connotazioni individuali, potrebbero allora rappresentare i mezzi idonei per l’elaborazione di modelli di “aspettativa come luoghi possibili della manifestazioni di connotazione” (GREIMAS, 1986, p.77). Si aprirebbero, così, interessanti prospettive di studio per la semiotica della musica, non solo legando l’aspettativa alla competenza culturale dell’ascoltatore (STEFANI, 1982), ma cercando di individuare in modo rigoroso fenomeni di aspettualizzazione, al fine di scindere con precisione effetti di senso differenti quali la temporalità e, appunto, l’aspettualità.

Tratto da Gianni Cresci e Luciano Menconi, I cinque tratti della struttura fondamentale del linguaggio secondo Hjelmslev. La verifica nel sistema musicale attraverso una prospettiva armonico-funzionale, Università di Bologna, 1988

1. Piano dell’espressione e piano del contenuto
2. Processo e sistema
3. Prova di commutazione
4. Combinazione e rezione
5. (Non) conformità

GREIMAS, Algirdas Julien
1974 “La linguistica strutturale e la poetica” in Del Senso, Milano, Bompiani
1986 Semiotica – Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, Firenze, La casa Uscher

HJELMSLEV, Louis
1968 I fondamenti della teoria del linguaggio, Torino, Einaudi
1985 “La struttura fondamentale del linguaggio” in Versus n.43

JAKOBSON, Roman
1966 “Linguistica e poetica” in Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli

MIEREANU, Costin
1987 “Structures profondes, structures superficielles, structures della manifestaction en musique”, Semiotica, 66, 1/2

RUWET, Nicolas
1983 Linguaggio, musica, poesia, Torino, Einaudi

STEFANI, Gino
1982 La competenza musicale, Bologna, Clueb

ZINNA, Alessandro
1985 Introduzione in Versus n.43

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